ALTRI DISTILLATI

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Il cognac è un distillato di vino bianco che viene sottoposto ad un lungo periodo d’invecchiamento in botti di rovere. La regione francese del Cognac, nell’Ovest della Francia, è la terra di origine delle uve utilizzate, che provengono esclusivamente da quattro vitigni bianchi: Ugni blanc, Folle blanche, Colombard e Sémillon. I grappoli vengono pigiati ed il mosto viene sottoposto a fermentazione per circa un mese, il vino acido risultante è distillato due volte con alambicchi charentais; infine l’acquavite segue un periodo di invecchiamento imposto di almeno due anni in barrique di quercia Limousine o Tronçais, dal quale trae il gusto e la colorazione che lo caratterizzano.

L’armagnac è la più antica acquavite di Francia, testimoniata da carteggi del 1310. Come il cognac, anche l’armagnac è protetto da AOC, prodotto esclusivamente in Guascogna e basato sulla distillazione di quattro vitigni principali: Ugni blanc, Colombard, Folle blanche e Baco blanc (e alcuni minori). È distillato in un particolare alambique armagnaçais, a colonna continua a piatti. L’acquavite ricavata viene invecchiata in botti di quercia, fino a un massimo di 50 anni.

Con il nome brandy si indicano tutti i distillati di vino dopo un periodo di invecchiamento in botte. Vi sono poi i casi in cui questi distillati ricevono denominazioni legate al territorio, come cognac e armagnac. Il brandy è prodotto dalla distillazione di vino sano, o guasto non acetificato, e da vinacce. I vitigni impiegati possono essere bianchi, rossi o rosati; il più scelto è il trebbiano. La distillazione avviene in alambicchi continui o discontinui, con processi variabili. L’acquavite è poi invecchiata in botte per periodi variabili e solo dopo l’invecchiamento può considerarsi brandy. Terminato l’invecchiamento desiderato, è comune che cognac, armagnac e brandy vengano assemblati, talvolta con annate differenti, talvolta millesimati, salvo casi di grande pregio imbottigliati direttamente dalla botte.

La grappa è un’acquavite di vinacce provenienti da uve prodotte, vinificate e distillate esclusivamente in Italia. Nessun altro distillato di vinacce che non rispetti questi vincoli territoriali può chiamarsi grappa (per esempio in Germania è detta “schnaps” e in Francia “marc”). Può derivare da uve rosse, bianche o rosate, essere aromatizzata con botaniche naturali e deve avere un volume alcolico non inferiore a 37,5%.

Il Pisco cileno affonda le proprie radici all’epoca coloniale quando, durante la dominazione spagnola del XVI Secolo, fu creata la prima acquavite del Sud America le cui uve provenivano dalle Isole Canarie. Il Pisco è una bevanda nazionale sia in Perù che in Cile, che per anni si sono contesi la denominazione di origine. Si narra infatti che nell’800 le navi mercantili cariche di mercanzie che attraccavano nel porto di Lima (Perù), non ripartissero senza aver fatto una tappa a Pisco per rifornirsi dell’eccellente acquavite prodotta nella Regione. Il Pisco è ricavato da vini bianchi e rosati, distillato in alambicco continuo e discontinuo, comunemente con uve Moscato (ma sono ammesse anche altre uve). In Perù si distinguono: Puro, da uve non aromatiche; Aromatico, da uve aromatiche; Acholado, dal blend di pisco puri e pisco aromatici; Mosto Vierde, da mosto parzialmente fermentato. In Cile le categorie dipendono dalle gradazioni alcoliche: Tradicional o Corriente, 30°; Especial, 35°; Reservado, 40°; Gran Pisco, 43°.

Il termine Arrack si usa per indicare una serie di bevande distillate, provenienti generalmente dalle zone influenzate da popoli arabi, ortodossi o comunque provenienti dall’area mediterranea. La fama di Arrack in Oriente prende il via con la colonizzazione di Paesi come l’India, l’Indonesia o lo Sri Lanka da parte di inglesi, francesi, olandesi e portoghesi. Nel caso specifico, l’Arrack prodotto in Sri Lanka deriva al 100% dalla distillazione del vino, ottenuto dalla fermentazione della linfa del fiore della palma da cocco, originariamente ricavato tramite utilizzo di alambicchi di rame o argilla secondo la tecnica cinese “wok”. Questo metodo di distillazione risale al I secolo a.C. Negli ultimi anni, grazie alla rinascita di interesse verso la miscelazione americana classica, nonché verso le sue origini e la sua storia, stiamo vivendo un particolare interesse nei confronti delle produzioni tradizionali e ancestrali, incluse le diverse tipologie di Arrack.

Questo fermento di curiosità e interesse ha investito totalmente la passione dei ragazzi del Jerry Thomas, pionieri in Italia della nuova Golden Age of Cocktail.Tutto ciò ha permesso la scoperta e l’apprezzamento di prodotti come l’Arrack da parte del pubblico italiano e internazionale della scena del bar. L’arrak non deve essere confuso con il quasi omonimo Arak, un distillato d’uva con grani d’anice originario del Libano e diffuso in tutto il medio oriente

Il Calvados è un prodotto con una storia antichissima: la distillazione di mele è nota fin dall’VIII secolo con Carlo Magno. Nel 1606 fu creata la “Corporazione dei Distillatori del Sidro di mele” in Normandia, benché il dipartimento prese il nome di “Calvados” solo dopo la Rivoluzione Francese (l’acquavite di sidro era comunque già nota come calvados). È nel XIX secolo che il calvados ebbe grande diffusione, in seguito ad un’epidemia di fillossera che devastò i vigneti. Nel ‘900 il suo successo fu tale che durante la Seconda Guerra Mondiale l’acquavite di sidro era fornita ai soldati francesi e nel 1942 nacque l’Appellation d’Origine Contrôlée, dando formalmente tutela al distillato. Viene prodotto dalle mele bisquet e marin onfroy (sono 48 le varietà consentite, ma comunemente se ne usano una quindicina), accuratamente selezionate e spremute per ricavarne il succo, la cui seguente fermentazione dura circa tre mesi e sviluppa aromi molto intensi e spigolosi, divenendo un sidro acidulo con almeno 4,5% di alcol; l’aggiunta di zucchero è severamente vietata dal disciplinare. La distillazione avviene due volte, ammorbidendo acidità e intensità aromatiche. Ma è solo dopo l’invecchiamento, di almeno due anni, in botti di quercia normanna, che il distillato si stabilizza, acquisisce un colore ambrato, più scuro se più invecchiato, e diviene calvados. Al termine dell’invecchiamento, il maître cantiniere procede al delicato assemblaggio, miscelando calvados di diverse annate, per i “blend”, o di medesime annate, per i millesimati.

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