Vodka
Nel 1543 l’erborista polacco Stefan Falimirz distillò, con arcaici alambicchi discontinui, un fermentato di bucce e patate inadatte alla vendita, basandosi su una ricetta contadina tramandata oralmente. Il distillato cristallino che si ottenne venne chiamato “Gorzalka” (in polacco liquore) ed inizialmente usato come solvente per rimedi curativi a base di erbe per mal di denti e infezioni intestinali. Solo in seguito sui registri doganali polacchi venne identificato come wodka: da “woda” cioè “acquetta”.
Come per altri distillati, anche in questo caso, la definizione del nome ne indica la provenienza: vodka in russo e wodka in polacco, tuttavia la tendenza oggi in Polonia è riproporre nomi contadini originali “samogon” e “polugar”. Nei secoli successivi si iniziò a preferire la segale come materia prima alla base di questo distillato, poiché la maggiore resistenza al freddo di questo cereale contribuiva a sostenere la crescente produzione resasi necessaria a fronte dell’aumento esponenziale delle richieste di vodka provenienti da tutta Europa. La vodka “moderna” è tuttavia, ben diversa dalle produzioni più antiche, normalmente ottenute con alambicchi discontinui, che mantenevano il distillato molto grezzo e ruvido. Le colonne odierne, invece, consentono pluridistillazioni che portano il liquido a straordinari perfezionamenti in purezza.
LA NUOVA PRODUZIONE
Dopo secoli di distillazione di materie prime cerealicole a colonna continua, nel nuovo millennio le pressioni francesi e italiane hanno portato a modifiche dei disciplinari di produzione della vodka ammettendo l’uso di derivati enologici. Grazie a sistemi di distillazione sempre più sofisticati, si è riusciti a privare l’uva dei suoi sentori vinosi, creando un alcol neutro come la vodka da cereali e patata, ma più morbido: la vodka enologica.