Whisk(e)y
In base alle testimonianze documentali rinvenute, l’origine del whisky è da attribuirsi alle abbazie scozzesi, che alla fine del 1400 distillavano un composto di cereali ed erbe, quale elisir curativo chiamato “Uisge Beatha” (in gaelico “acqua di vita”). Altri carteggi storici raccontano invece il furore delle truppe irlandesi, impegnate a difendere la patria dall’invasione inglese nel 1172 e oltremodo incontrastabili in seguito al consumo di una misteriosa «acqua di fuoco», forse distillata dall’orzo.
La ricetta tradizionale scozzese vuole l’uso di orzo maltato, affumicato con il calore della torba, quindi posto a fermentare, dopo esser stato delicatamente macinato grezzo e miscelato con acqua. Il liquido viene poi sommariamente filtrato e, ancora ricco di lieviti ma senza residui, distillato in alambicchi discontinui in rame. La doppia distillazione, tipica degli scozzesi, è necessaria per ripulire il prodotto delle impurità indesiderate, ma in precedenza utili per i sentori aromatici.
I whiskey irlandesi, a differenza degli scozzesi, miscelano orzo maltato e non maltato, talvolta uniti anche ad altri cereali, come mais, segale e avena, che rendono il fermentato più impuro, richiedendo una terza distillazione per stabilizzare il prodotto. Scozzese o irlandese che fosse, dal Cinquecento in poi il whisky divenne uno dei rimedi curativi più diffusi al mondo (in particolare per insufficienze tiroidee, ma anche come disinfettante esterno), grazie al grande sviluppo dei flussi commerciali e migratori che coinvolsero Gran Bretagna, Olanda e il Nuovo Continente.
Il whiskey americano è un distillato di cereali prodotto principalmente con mais e segale. La produzione di whiskey negli Stati Uniti risale al XVIII secolo dai coloni irlandesi e scozzesi che, non avendo a disposizione i cereali tradizionali quali orzo e frumento, iniziarono la distillazione delle due piante graminacee molto diffuse nel Nuovo Mondo. La bevanda che ne scaturì presentava sentori molto più dolci e morbidi rispetto ai whisky di malto prodotti in Europa. I whiskey americani si dividono in tre principali qualità: il Bourbon, il Tennessee e il Rye. Tutti e tre sono distillati di mais e segale, ma, mentre nei primi due il mais è il cereale predominante (51%) nel Rye le proporzioni sono invertite e la segale si trova in maggiori concentrazioni (51%).
LA TORRA
È un carbone giovane che sprigiona molto fumo durante la combustione e la cui composizione chimica è strettamente legata al territorio ove si trova. Usato per asciugare in appositi forni i cereali, donerà al distillato quelle note affumicate tipiche dei whisky scozzesi “torbati”, con sentori iodati e sapidi se la torba proviene dalle Isole, più balsamici e floreali se la torba è del Nord della Scozia.
WHISKY E WHISKEY
Le due denominazioni identificano il territorio di produzione ed il disciplinare (quindi le metodologie). Semplificando, è “whisky” quello prodotto in Scozia; tutti gli altri sono “whiskey”. Vi sono tuttavia elementi di distinzione nel processo di elaborazione e nel gusto: il whisky di malto scozzese presenta spesso note affumicate “torbate” totalmente assenti nel whiskey di malto irlandese (in quanto in Irlanda il malto viene fatto asciugare in forni chiusi senza alcun contatto con il fumo di torba). Il primo viene distillato due volte, mentre il secondo anche tre per conferirgli un gusto più puro e morbido.